L'opera di Rumici ricostruisce le ragioni di chi non partecipò all'esodo
LA PRESENTAZIONE
Raccolte foto, testimonianze e documenti
Un libro apripista, che ricostruisce le vicende del passato ma fornisce
anche delle prospettive. Così è stato definito "Fratelli d'Istria. Italiani
divisi", l'ultima fatica editoriale di Guido Rumici, presentato per
iniziativa della Lega nazionale alla biblioteca statale isontina. Il volume
colma una lacuna, dal momento che esiste una vasta produzione sugli esuli,
ma sugli italiani che sono rimasti oltre confine non è mai stato scritto
molto.
Dopo aver ricapitolato le ragioni dell'esodo in modo da contestualizzare la
vicenda, Rumici segue le vicende degli italiani rimasti a Fiume, in Istria e
in Dalmazia, dal '45 fino agli anni 90. Una ricerca accurata, come ha fatto
notare Fulvio Salimbeni, docente di Storia contemporanea all'università di
via Diaz: "Il libro è stato costruito lavorando sulle poche fonti
disponibili, ottimizzando le notizie dei giornali dell'epoca. L'autore ha
anche raccolto testimonianze e documenti e si è avvalso di fotografie e
cartine per rendere meglio l'idea delle condizioni di città e campagna.
Grande rilievo viene dato alla scuola e al ruolo delle istituzioni, fino
alla lenta ripresa che si inizia nella metà degli anni 60".
Con molta attenzione si cerca di ricostruire le ragioni che hanno spinto
tanti italiani a rimanere oltreconfine, visto che molti hanno compiuto la
scelta in buona fede: "Pochi per opportunismo, tanti per consonanza
ideologica o per convinzione hanno scelto di rimanere in Istria e a Fiume.
Qualcuno non se la sentiva di abbandonare i campi o la famiglia, circa 10
mila, poi, si sono visti negare la possibilità di scegliere con mille
pretesti. Il libro evidenzia anche un fenomeno sconosciuto a molti, il
cosiddetto controesodo, che ha portato alcune migliaia di persone a lasciare
l'Italia per espatriare. Viene fatta quindi una radiografia dettagliata e
acuta dei fatti, che hanno portato tanti italiani a essere tagliati fuori
dalla propria patria".
Non solo la politica ha pesato, quindi, sulle decisioni di chi è rimasto,
come ha evidenziato lo scrittore stesso: "Ho sentito il bisogno di spiegare
cos'è successo veramente, ricostruendo dei fatti ingiustamente poco
conosciuti. È errato pensare che su tanti italiani abbia influito la
politica, bisogna considerare tanti fatti, come l'attaccamento alla terra,
la paura di andarsene o la precarietà dei confini stessi".
Il coraggio dimostrato da chi è rimasto è stato infine ricordato da Rodolfo
Ziberna, presidente provinciale della Lega nazionale: "Più che di libro
parlerei di documento, dato che Rumici ha raccolto dati e testimonianze: 350
mila esuli hanno dovuto abbandonare radici e affetti, ma anche per chi non è
partito è stato doloroso. Affrontare il tema è stato giusto e molto
coraggioso".
Francesca Santoro